Dono per ciascuno di noi ma, soprattutto, per il Signore che è venuto, che viene nell’oggi della nostra vita e che verrà alla fine dei tempi, sono tre figure bibliche, le quali si mostrano per noi “modelli” e “guide”, in quanto caratterizzano il tempo liturgico dell’Avvento; sono il profeta Isaia, Giovanni Battista e la Vergine Maria. Di quest’ultima, per il singolare ed unico ruolo che ha assunto nella storia della nostra salvezza, vogliamo particolarmente soffermare la nostra riflessione.

Il profeta Isaia e Giovanni Battista

Un’antichissima ed universale tradizione ha assegnato all’Avvento la lettura del profeta Isaia perché in lui, più che negli altri profeti, si trova un’eco della grande speranza che ha confortato il popolo eletto durante i secoli duri e decisivi della sua storia. Le pagine più significative del libro di Isaia sono proclamate durante l’Avvento, sia nella Liturgia della Messa che in quella delle Ore, e costituiscono un annuncio di speranza perenne per gli uomini di tutti i tempi.

Giovanni Battista è l’ultimo dei profeti e riassume nella sua persona e nella sua parola tutta la storia precedente nel momento in cui sfocia nel suo compimento. Bene incarna, pertanto, lo spirito dell’Avvento. Egli è il segno dell’intervento di Dio per il suo popolo; quale precursore del Messia ha la missione di preparare le vie del Signore (cfr. Is 40,3), di offrire ad Israele la «conoscenza della salvezza» (cfr. Lc 1,77-78) e soprattutto di indicare Cristo già presente in mezzo al suo popolo (cfr. Gv 1,29-34).

Maria

L’Avvento è il tempo liturgico nel quale (a differenza degli altri dove purtroppo è assente) si pone felicemente in rilievo la relazione e la cooperazione di Maria al mistero della redenzione. Ciò avviene come “dal di dentro” della celebrazione stessa e non per sovrapposizione o per aggiunta devozionistica.

Nei testi della Liturgia dell’Avvento, possiamo dire, con le parole della costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II che Maria «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. Con lei, eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura una nuova economia allorché il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana, per liberare con i misteri della sua carne l’uomo dal peccato».

Con l’immagine biblica della “figlia di Sion” la Liturgia dell’Avvento ci ricorda che in Maria culmina l’attesa messianica di tutto il popolo di Dio dell’Antico Testamento; questa attesa in lei si raccoglie in una aspirazione più ardente, in una preparazione spirituale più totale della venuta del Signore.

L’Avvento, nella sua immediata preparazione al Natale, ricorda particolarmente la divina maternità di Maria.

Il Figlio di Dio non discende dal cielo con un corpo adulto, plasmato direttamente dalla mano di Dio (cfr. Gn 2,7), ma entra nel mondo come «nato da donna» (Gal 4,4), salvando il mondo, in questo modo, dal di dentro. Maria è colei che, nel mistero dell’Avvento e dell’Incarnazione, congiunge il Salvatore al genere umano. Il Papa Paolo VI, nella Esortazione apostolica “Marialis cultus”, spiega: «Nel tempo di avvento, la liturgia, oltre che in occasione della solennità dell’8 dicembre – celebrazione congiunta della concezione immacolata di Maria, della preparazione radicale (cfr. Is 11,1,10) alla venuta del Salvatore, e del felice esordio della chiesa senza macchia e senza ruga -, ricorda frequentemente la beata Vergine soprattutto nelle ferie dal 17 al 24 dicembre e, segnatamente, nella domenica che precede il natale, nella quale fa risuonare antiche voci profetiche sulla vergine Maria e sul Messia e legge episodi evangelici relativi alla nascita imminente del Cristo e del suo Precursore. In tal modo i fedeli, che vivono con la liturgia lo spirito dell’avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, “vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode. Vogliamo, inoltre, osservare come la liturgia dell’avvento, congiungendo l’attesa messianica e quella del glorioso ritorno di Cristo con l’ammirata memoria della Madre, presenti un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare – come è accaduto talora in alcune forme di pietà popolare – il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento, che è Cristo.

Infatti, la solennità dell’Immacolata Concezione celebrata all’inizio dell’Avvento (8 dicembre), non è una parentesi o una rottura dell’unità di questo tempo liturgico, ma fa parte del mistero. Maria immacolata è il prototipo dell’umanità redenta, il frutto più eccelso della venuta redentiva di Cristo. In lei, come canta il prefazio della solennità, Dio «ha segnato l’inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga, splendente di bellezza».

Le figure dell’Avvento