L’Avvento ha un suo ricco contenuto teologico; considera, infatti, tutto il mistero della venuta del Signore nella storia fino al suo concludersi. I diversi aspetti del mistero si richiamano reciprocamente e si fondono in mirabile unità. L’Avvento ricorda, prima di tutto, la “dimensione storico-sacramentale” della salvezza. Il Dio dell’Avvento è il Dio della
storia, il Dio pienamente venuto per la salvezza dell’uomo in Gesù di Nazaret, nel quale si rivela il volto del Padre (cfr. Gv 14,9). La dimensione storica della rivelazione ricorda la concretezza della salvezza piena dell’uomo, di tutto l’uomo, di tutti gli uomini, quindi il nesso intrinseco tra evangelizzazione e promozione umana.
L’Avvento è il tempo liturgico nel quale viene fortemente evidenziata la “dimensione escatologica” del mistero cristiano. Dio ci ha riservati per la salvezza (cfr. 1 Ts 5,9), ma si tratta di una eredità che si rivelerà soltanto alla fine dei tempi (cfr. 1 Pt 1,5). La storia è il luogo dell’attuarsi delle promesse di Dio ed è protesa verso il “giorno del Signore” (cfr. 1 Cor 1,8; 5,5). Cristo è venuto nella nostra carne e, dopo la morte, si è manifestato e rivelato agli apostoli e a testimoni prescelti da Dio come risorto (cfr. At 10,40-42) e apparirà glorioso alla fine dei tempi (At 1,11). La Chiesa, nel suo pellegrinaggio terreno, vive continuamente la tensione del già della salvezza tutta compiuta in Cristo e del non ancora della sua attuazione in noi e della sua piena manifestazione nel ritorno glorioso del Signore giudice e salvatore.
L’Avvento, infine, mentre ci rivela le vere, profonde e misteriose dimensioni della venuta di Dio, ricorda anche l’impegno missionario della Chiesa e di ogni cristiano per l’avvento del Regno di Dio. La missione della Chiesa per l’annuncio del Vangelo a tutte le genti è essenzialmente fondata sul mistero della venuta di Cristo, mandato dal Padre; sulla venuta dello Spirito Santo, mandato dal Padre e dal (o “per il”) Figlio.