BIGLIETTI PASTORALI DEI GIOVANI

4. Il grido della terra

«Abbiamo la responsabilità della terra. La Chiesa ci deve aiutare a distanziarci dalla tentazione di sfruttare e a concentrarci sullo stile del fruttare; è necessario riconoscere nel creato la presenza di Dio e renderci conto di quale impatto abbiano i nostri comportamenti sull’ambiente. Noi siamo un secondo della vita della terra e fra poco non ci saremo più. Non possiamo cambiare il mondo da un giorno all’altro, ma nemmeno cadere nel pessimismo. Occorre che ciascuno faccia il proprio piccolo ogni giorno, inserendosi all’interno della comunità ed essere promotori di un’educazione verso le altre persone. La fede ci deve portare a motivare l’impegno per migliorare il mondo, sia con la vita che con le parole. Importante è riconoscere l’impronta viva di Dio su tutti gli esseri viventi».

Negli ultimi anni sono stati proprio i giovani, con la loro particolare carica e i loro sogni, a scuotere il mondo degli adulti, richiamandoli alla responsabilità verso l’intero creato. I giovani cristiani, ma anche tanti altri giovani, non fanno fatica a sentirsi in armonia con l’enciclica Laudato si’ di papa Francesco, che raccoglie e rilancia il magistero “ecologico” avviato da Paolo VI mezzo secolo fa e approfondito da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. I ragazzi parlano di “responsabilità”, connettendo direttamente il rispetto per l’ambiente con il rispetto per gli altri. Si rendono conto perfettamente che la natura non è un ammasso di materiali inerti da sfruttare a piacere, ma un dono del Creatore da far fruttare – bellissima questa assonanza proposta da loro – e che la nostra relazione con fratello sole e sorella luna, con fratello fuoco e sorella acqua, si riverbera sul nostro stesso destino. Hanno compreso che il creato è una “casa comune” e che, quindi, il nostro comportamento ha un impatto preciso su noi stessi: se inquiniamo questa casa, la sporchiamo e le togliamo l’aria, ci ammaliamo noi stessi, che siamo i suoi abitanti.

La concretezza dei giovani li porta poi a proporre realisticamente a ciascuno di fare “il proprio piccolo ogni giorno”, educando così anche gli altri. E li porta anche a percepire la fede come ulteriore motivazione dell’impegno per la salvaguardia del creato e la sostenibilità ecologica. Ormai non possiamo più lasciare questo tema fuori dalla nostra catechesi e dalla formazione cristiana: del resto, come sappiamo, la Bibbia fin dalle sue prime pagine presenta il mondo come “creato” e l’essere umano profondamente intrecciato agli elementi cosmici. La crescente sensibilità della nostre comunità a queste dimensioni è anche merito dei giovani.

•   La nostra comunità cristiana è sensibile alla custodia del creato? Questa dimensione è entrata nella formazione catechistica? Vi sono esperienze positive in proposito (iniziative, manifestazioni, interventi anche concreti nell’edilizia di culto…)?

•   Che cosa chiediamo alla diocesi e quale disponibilità possiamo offrire?

* Da un paio d’anni in diocesi la sensibilità per il rispetto e la custodia del creato ha assunto anche la forma di percorsi e proposte. Dalla collaborazione tra l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Emilia e la Consulta diocesana per la Cultura, coinvolgendo anche docenti dell’Unimore e di Parma, è nato un cammino di studio che ha già avuto anche espressioni pubbliche, con alcune conferenze sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Sugli stessi argomenti il gruppo di lavoro diocesano Laboratorio Parrocchie sostenibili sta coinvolgendo le comunità cristiane disponibili, nello spirito della Laudato si’ e dell’Agenda ONU 2030: www.chiesamodenanonantola.it/parrocchie-sostenibili-riparte-il-percorso. Un gruppo di delegati parteciperà alla 49.ma Settimana Sociale dei cattolici italiani a Taranto, dal tema: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro”: www.settimanesociali.it; l’Ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro sta riflettendo su come curare la restituzione di questa esperienza nella nostra Chiesa locale. Sono solo quattro piste, quelle percorse dai giovani, che possono diventare punti di riflessione per il cammino sinodale che avviamo. Non ho descritto questo cammino, perché la Chiesa italiana sta per pubblicare alcuni brevi testi che ci faranno da guida. Le piste qui indicate sono solo delle proposte, da integrare liberamente con i “dieci nuclei tematici da approfondire” che il Sinodo dei Vescovi propone a tutte le diocesi per la consultazione dei fedeli. Le nostre parrocchie e i loro pastori faranno da perno ed elemento propulsore, per interessare il maggior numero di persone, anche tra quelle meno presenti alla vita comunitaria. Sarà una bella avventura, quella del cammino sinodale, se però ci coinvolgeremo umilmente, abbandonando scetticismo e cinismo e mettendoci nell’atteggiamento di offrire in modo costruttivo idee, esperienze ed energie, insieme a un po’ di tempo e disponibilità. Grazie di tutto.                  

+ Erio Castellucci

LA SOLUZIONE MIGLIORE