La Venerabile Serva di Dio Luisa Guidotti nacque a Parma (Italia) il 17 maggio 1932. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1947, insieme alla famiglia, andò a vivere a Modena, dove fu accolta dalla zia materna Maria Mistrali, che in seguito l’adottò e di cui assunse giuridicamente il cognome. Nel 1951 fu nominata Presidente della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica della parrocchia di San Domenico a Modena.
Il 29 febbraio 1960 conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia e, nel marzo successivo, l’abilitazione all’esercizio della professione di Medico-Chirurgo. Il 19 maggio 1960 fece la richiesta d’ingresso nell’Associazione Femminile Medico Missionaria (oggi Associazione Sanitaria Internazionale), fondata da Adele Pignatelli nel 1954, con lo scopo di offrire a medici e paramedici l’opportunità di servire Dio e i poveri, vivendo da laici nella comunità cristiana e mettendo in comune ogni cosa. Dopo aver ottenuto la specializzazione in Radiologia e Terapia fisica, nel 1966, ricevette il “crocifisso missionario” dalle mani dell’Arcivescovo di Modena, Mons. Giuseppe Amici, e partì per Chirundu, in Rhodesia (attuale Zimbabwe), dove l’Associazione gestiva l’Ospedale “Paolo VI”, annesso alla missione.
Nel febbraio 1967 si trasferì a Salisbury, nell’ospedale governativo per acquisire una migliore preparazione a livello professionale. Nello stesso anno ritornò in Europa e il 12 settembre emise la professione temporanea a Metten, in Germania. Nei primi mesi del 1969 fu mandata nell’Ospedale di “Regina Coeli Mission” a Njanga District, nei pressi del confine con il Mozambico, per completare la sua preparazione professionale. Nel dicembre di tale anno fu trasferita a Mutoko, dove cominciò a lavorare nell’Ospedale della missione di “AllSouls”. Le fu anche affidato il servizio al vicino lebbrosario di Mtemwa e al pronto soccorso di Chikwizo, sempre vicino al confine con il Mozambico.
Nel 1972 partì di nuovo per l’Europa e, il 14 settembre 1975, emise la professione perpetua a Rimini. Nel febbraio del 1976 rientrò in Rhodesia, dove già dal 1964 infuriava la guerra civile, provocata dalla rivolta dei guerrieri locali contro il governo razzista di Ian Smith. Il 28 giugno dello stesso anno fu arrestata con l’accusa di aver curato un ragazzo, presunto guerrigliero, senza averlo segnalato alle autorità governative. Fu liberata alla fine di agosto, dopo le forti pressioni esercitate dalla Santa Sede e dal Governo italiano a livello internazionale. Sebbene le fu concesso di tornare nel suo Ospedale, svolse la sua attività medica in un clima di ostilità da parte delle autorità governative. Nonostante la situazione politica si aggravasse sempre di più, non volle abbandonare la missione per non privare di assistenza i numerosi malati e bisognosi del luogo.
Fu uccisa da una pattuglia di soldati governativi a Mtoko (Rhodesia, attuale Zimbabwe), il 6 luglio 1979, mentre tornava da sola in ambulanza dall’ospedale di Nyadiri, dove aveva accompagnato una partoriente in condizioni gravi.
La Venerabile Serva di Dio, sin dagli anni giovanili, credette in maniera ferma nelle verità rivelate da Gesù Cristo ed insegnate dalla Chiesa, trovando in esse un insostituibile punto di riferimento e coltivando con impegno la propria vita spirituale. La sua fede emergeva anche dal modo di rapportarsi con i malati, curandoli con il proprio impegno e affidandoli con fiducia al Signore. In riferimento all’esercizio eroico della speranza, volle permanere nell’Associazione femminile Medico-Missionaria, affrontando con grande serenità le numerose prove inerenti la vita di missione. La speranza in Dio e nella vita eterna, si rendeva visibile ogni volta che battezzava i bambini morenti e nel modo di pregare per i malati terminali.
Faceva tutto per amore di Dio, perché vedeva Dio in ogni persona.
Nel venire incontro alle esigenze del prossimo, non faceva alcuna distinzione né di razza, né di religione, né di idee politiche.
Servì il Signore in terra africana, dedicandosi con tutta se stessa ai bisognosi ed esponendosi a gravi rischi, culminati poi con la morte.