Il gruppo Scout
Scoutismo: che passione!
Una tenda, un sentiero di montagna, un fuoco… Queste sono le immagini che compaiono alla mente pensando agli scout. Immagini che richiamano un’idea di semplicità e di positività. Lo scoutismo si fonda infatti sulla certezza che l’uomo è buono, che la creatura uscita dalle mani di Dio a sua “immagine e somiglianza” conserva questo segno divino indelebile. Da qui una continua aspirazione a fare del proprio meglio, a contribuire alla creazione, a lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato.
Nasce da qui anche quello spirito di avventura che caratterizza l’educazione scout: il gusto di fare crescere dentro di sé tutto quello che vi è stato seminato, il gusto di scoprire mondi nuovi, nuovi modi di amare e servire, di rendersi utili al mondo. È, in altri termini, lo stimolo a realizzare quella libertà dei figli di Dio, quella fantasia che viene dallo Spirito, quella novità che Dio pensa per ciascuno: è l’impegno a voler diventare quel progetto che Dio ha pensato per ciascuno di noi.
Sarebbe quindi vanificare lo scoutismo ridurlo ad un insieme di tecniche e giochi o alla finzione di una vita spensierata. Ciononostante la definizione che dello scoutismo ha dato il suo fondatore, Lord Baden Powell (o B.P. come lo chiamano gli scout in tutto il mondo), è proprio quella di un “grande gioco”. Un grande gioco fatto dai ragazzi insieme ai loro capi, che B.P. vedeva come fratelli maggiori che accompagnano i loro “fratellini” nella loro crescita e li orientano verso i valori contenuti nella Legge e nella Promessa scout.
Dall’inizio, dal primo campo tenutosi nel 1905 a Brownsea (in Inghilterra) con solo una ventina di ragazzi, lo scoutismo ha conosciuto una crescita inarrestabile tanto che oggigiorno ogni anno circa 40 milioni di scout vestono una delle tante uniformi scelte dalle oltre 150 associazioni presenti nel mondo.
L’idea iniziale
Sono trascorsi ormai tanti anni da quando a Modena Est è arrivata prima spruzzata di azzurro e blu, i colori dell’uniforme scelti dall’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI). L’idea di ospitare nella nostra parrocchia un gruppo scout nacque in una ormai lontana serata del 1988 quando il consiglio pastorale, su proposta del parroco P.Onorio e di Daniele Montorsi, prese la decisione di diversificare le proposte educative in campo giovanile, allora costituite esclusivamente dai gruppi del post-cresima. Questi gruppi non si basavano su una particolare metodologia, ma semplicemente sulla preparazione, sulla fantasia e sulla disponibilità dei propri animatori/catechisti. Si pensò quindi di affiancare ad essi realtà più “strutturate” e con una più forte caratterizzazione metodologica. Si decise quindi di far sviluppare accanto ai tradizionali gruppi post-cresima un gruppo scout e un gruppo di A.C.R. (Azione Cattolica Ragazzi), pensando che, in questo modo, il ragazzo che si avvicinasse per la prima volta alla parrocchia o che, dopo la cresima, volesse continuare il proprio cammino di crescita, potesse scegliere tra varie proposte quella più congeniale alla propria sensibilità e alle proprie esigenze formative.
Iniziano le attività!
Il primo a partire fu proprio il gruppo scout. Intorno ai due pionieri, P.Onorio e Daniele Montorsi, si formò una Comunità Capi piccola, inesperta ma piena di entusiasmo composta da ex ragazzi dei gruppi parrocchiali e da un ex capo scout (Vittorio Aliscioni). Ben presto poi il parroco decise di affidare il ruolo di assistente ecclesiastico del neonato gruppo scout a P.Oliviero che ne ha accompagnato poi lo sviluppo per oltre 20 anni.
Grazie anche alla grande disponibilità dei capi del Modena 5 (gruppo scout ancora presente nella parrocchia di S.Lazzaro), ebbe inizio l’avventura. Alcuni loro capi vennero a fare servizio da noi, mentre, contemporaneamente, alcuni di noi vennero ospitati per un periodo di formazione nel loro “reparto” (i ragazzi dai 12 ai 16 anni). Da questo scambio nacque una fattiva collaborazione che durò alcuni anni e che ci permise, nel 1989, di aprire il “branco” (bambini dagli 8 agli 11 anni) che, avendo la “tana” in un locale della comunità dehoniana a Saliceto Panaro, prese il nome “Valle dei Salici”. Nel 1990, fu la volta del reparto, cui venne dato il nome “Pegaso” (il mitico cavallo alato che volava libero nella parte più alta del cielo e che fu trasformato da Zeus in una costellazione). In questo anno, grazie alla presenza ed all’impegno costante di P.Oliviero, iniziò ad incontrarsi regolarmente la Comunità Capi (in “gergo” detta Co.Ca) e divennero più continuativi e regolari i rapporti con la zona, cioè con il coordinamento tra i vari gruppi di Modena. Occorre arrivare al 1994 per il completamento della struttura tipica di un gruppo scout con la nascita del Clan (ragazzi dai 17 ai 21 anni) a cui fu dato il nome “La sorgente”. Due anni prima intanto era arrivato il riconoscimento ufficiale del gruppo da parte dell’AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) con l’assegnazione del nome “Modena 7”.
Tracciare insieme un cammino
I primi anni di vita del gruppo furono impegnativi ed esaltanti. C’era la gioia e la curiosità per aver iniziato una grande avventura, la volontà di portarla avanti, ma anche la consapevolezza della gravosità dell’impegno preso e, in alcuni momenti, anche la paura di non farcela. Creare dal nulla un gruppo, e soprattutto un gruppo scout, vuol dire garantire continuità ad un progetto educativo che si basa su un metodo che è sì affascinante ma anche complesso ed articolato. Un metodo che richiede impegno in un cammino di formazione permanente e un notevole dispendio di tempo ed energie. Il capo deve investire molto nella propria formazione garantendo continuità alla propria presenza ed alla propria azione. Poi, sicuramente, c’è anche la gioia che ti dà il servizio con i ragazzi, c’è il gioco, l’avventura, tanta “strada” da fare insieme agli altri capi. C’è il calore che ti dà la consapevolezza di non essere mai solo ma inserito in una comunità che vive con te, c’è l’affetto dei ragazzi e la loro riconoscenza per i tanti momenti trascorsi insieme. Tutte cose impagabili e che ti fanno crescere come poche altre!
Un’idea portante del gruppo scout è stato ed è il tracciare insieme un cammino. Insieme vuole dire innanzitutto con i ragazzi, capendo i loro desideri e le loro aspettative. Insieme vuole dire con gli altri capi, la Comunità Capi, con cui si condivide un progetto. Questo è un punto fondamentale per lo scoutismo: i singoli capi non sono i padroni dell’unità dove fanno servizio (branco, reparto, clan) ma condividono gli obiettivi con tutti gli altri capi. Insieme vuole dire anche con i genitori, con cui i capi condividono il difficile cammino educativo dei ragazzi. Insieme vuole dire con la comunità parrocchiale, di cui il Modena 7 si è sempre sentito, anche per questioni “genetiche”, sempre parte integrante.
Alcune tappe importanti
Il cammino scout è costellato di tappe, per tutti. Per i ragazzi, per i capi e per il gruppo. Non è facile fare una selezione di queste tappe. Cercheremo però di individuare alcuni passaggi che hanno segnato in modo forte la vita del Modena 7.
Una prima tappa significativa sono state le prime due partenze, quelle di Jessica e Ramona (siamo nel 1996). La partenza è forse il momento principale del cammino scout e ne segna anche la fine: verso i 21 anni ogni ragazzo può chiedere “la partenza”, scegliendo in prima persona di esprimere attivamente i valori dello scoutismo vissuti fino a quel momento, compiendo scelte concrete e personali per la propria vita nella società e nella Chiesa.
Un’altra bella tappa è stato sicuramente il primo campo di gruppo tenutosi nel 1998 a Colico, storica base scout sul lago di Como. E’ stata una grande emozione per tutti ritrovarsi uniti con lo stesso “fazzolettone” al collo per celebrare i 10 anni della nascita del gruppo. Tutti insieme, dal più piccolo dei lupetti al più vecchio dei capi, a giocare e prendersi cura l’uno dell’altro.
E’ del 1995 la partecipazione del Clan alla prima attività in supporto alla Protezione Civile e in particolare alle operazioni di soccorso delle popolazioni del Piemonte colpite da una alluvione. Un bel segno dell’apertura al mondo del gruppo scout sono state poi le route (così viene chiamato il campo estivo dei ragazzi del clan) fatte nella ex-Yugoslavia nel 1996, a Scampia nel 2004 e in Sicilia nel 2010, tutte occasioni per conoscere e condividere sfide e sofferenze ancora ben presenti anche nella nostra Europa. I bambini dei campi profughi, quelli delle periferie più difficili così come il coraggio necessario in alcune zone ai confini della legalità ci hanno richiamato alle nostre responsabilità di cittadini del mondo.
A volte poi il cammino del gruppo si è concretizzato in alcune sfide apparentemente personali. E’ questo il caso della prima partecipazione di un membro del gruppo al Jamboree, il raduno di tutti gli scout del mondo che si tiene ogni 4 anni. E’ nel 1999 la partenza della Claudia per il Cile come rappresentante del Modena 7.
Altri passaggi di singoli che hanno suggellato momenti di crescita dell’intero gruppo sono stati la prima “nomina a capo” di un capo del Modena 7, l’Eugenia. La nomina, a capo con la consegna del brevetto, rappresenta la certificazione da parte dell’associazione dei requisiti richiesti per i capi in termini di cammino formativo e adeguatezza al ruolo di capo. Sulla scia di questo successo, sempre l’Eugenia accettò per la prima volta di dare il suo contributo nelle strutture della zona, il primo livello sopra al gruppo della struttura associativa.
Per quanto riguarda gli ultimi anni vale la pena evidenziare un evento ben visibile nel cammino di sviluppo e cioè l’apparire, a partire dal 2010, di tante bimbe con i berretti rossi e sette caratteristici punti neri. E’ la nascita del cerchio come è chiamato il gruppo delle coccinelle. La sua apertura ha rappresentato una tappa sofferta e coraggiosa del gruppo. Una scelta per tanti aspetti controcorrente e che per questo ha richiesto forse un maggior impegno in termini in consapevolezza educativa.
Dopo quasi trent’anni …
Sono passati ormai quasi trent’anni dalla nascita del gruppo. Oggi il Modena 7 conta circa 130 persone tra ragazzi e capi. Ancora di più però impressiona e inorgoglisce il fatto che circa 500 ragazzi hanno condiviso una parte del lungo cammino del gruppo scout. Alcuni hanno percorso l’intero percorso dai lupetti alla partenza e sono magari diventati anche capi. Altri hanno prestato il loro servizio solo un anno, altri ancora hanno portato il “fazzolettone” per un breve periodo abbandonandolo o per insoddisfazione o per una delle tante scelte di vita che magari ti allontanano dal gruppo ma che non ti impediscono di sentirti scout per tutta la vita. Tutti hanno rappresentato una perla di quella meravigliosa collana che è la storia del nostro bel gruppo.